Con il passare delle settimane e lโincalzare degli avvenimenti, con la guerra guerreggiata nel Libano, e il fatto che solo diecine di persone, e non diecine di migliaia, continuano a morire per effetto diretto della guerra, cโรจ la tendenza generale a dimenticare quello che, appunto, si vuole cercare di far dimenticare: lโorrore di quella guerra, i feroci bombardamenti che hanno indiscriminatamente colpito libanesi e palestinesi, che hanno distrutto intere cittร e villaggi, e che hanno, per la ennesima volta, con un crescendo di ferocia, colpito il popolo palestinese, questi ยซstranieriยป spinti da una parte e dallโaltra attraverso frontiere e mucchi di rovine. Ma i dolori, i lutti, le rovine, le ferite del corpo e dellโanima restano, e faranno una lunga strada. Nonostante il clamore e le luci della ribalta, quanto รจ accaduto, e continua ad accadere, lascerร un segno nei protagonisti, nelle vittime e negli spettatori; questa guerra ha posto delle domande che esigono delle risposte anche da chi si era fino a ora sostanzialmente sottratto a prenderle in considerazione.
Una prima domanda รจ questa: tutti coloro che ora condannano la guerra di Begin, tra questi molti intellettuali, noti per prendere, e aver preso, posizione a favore delle cause dellโumanitร , credono che questa guerra, e questa politica, sia nata con Begin, o non abbia invece le sue radici in una politica coerente delle rappresaglie, delle discriminazioni, il cui logico sbocco รจ quello a cui abbiamo assistito? Era molto diversa Golda Meir quando diceva, come i suoi predecessori e successori, che i palestinesi non esistono, o quando il suo governo organizzava il terrorismo di Stato, di cui in Italia รจ caduto vittima, tra le altre, un intellettuale da tutti conosciuto come Wael Zweiter? La politica delle rappresaglie, ยซil terrorismo civilizzatoยป come lo chiama Chomsky, per cui dopo un singolo atto di terrorismo palestinese si bombardava uno o piรบ villaggi musulmani nel Libano, come ho visto nel โ77, uccidendo indiscriminatamente piรบ di cento persone, quando i proprietari arabi venivano e vengono espropriati e cacciati, le abitazioni fatte saltare, gli insediamenti ebraici moltiplicati in spregio (come ebbe a dire anche il ministro Colombo) al diritto internazionale che vieta di modificare lo status di territori occupati, quando si effettuano annessioni, espresse o striscianti, tutto questo non รจ cominciato con Begin. E bisogna pur dire che di fronte a questa sistematica politica la reazione di molti intellettuali del nostro paese รจ stata debole. Soprattutto nei confronti di colleghi, studiosi o universitari israeliani, non si รจ esercitata nessuna pressione, anzi ci si รจ spesso comportati come se ci fosse in qualche misura un accordo, salvo lievi critiche di dettaglio. Solo ora, un gruppo importante di matematici francesi ha dichiarato di interrompere i rapporti con analoghi istituti israeliani, al fine di coinvolgere la responsabilitร di tutti gli ambienti, e di far sentire le conseguenze che una accettazione di quella politica puรฒ avere.
Se ricordiamo alcuni fatti, che dovrebbero essere noti, lo facciamo perchรฉ purtroppo esiste ancora un desiderio di prescindere dalla loro esistenza. Cominciamo a parlare di terrorismo. Non cโรจ dubbio che la persistenza israeliana di qualificare i palestinesi soltanto come terroristi ha inciso nellโopinione, accusa confortata da Reagan, dโaccordo con Haig, secondo cui tutti i movimenti di liberazione, e quindi lโOlp, sono terroristi. Certo cโรจ stato un terrorismo abbastanza odioso, non meno odioso di quello di Begin ai suoi tempi. Ci sono volute le dichiarazioni del generale Peled per confermare che i caduti ebrei per atti di terrorismo, negli ultimi quindici anni, sono stati meno della metร di quei 260 caduti israeliani nella guerra del Libano ufficialmente ammessi. Un terrorismo, del resto, che ormai non รจ piรบ fatto di dirottamenti o di azioni clamorose, soprattutto fuori del Medio Oriente, o che, quando accadeva, non ne era responsabile lโOlp. Per quanto riguarda il pericolo che avrebbero costituito le formazioni palestinesi in Libano, dal ยซcessate il fuocoยป del luglio โ81, le vittime israeliane ammontano alla morte di un soldato ยซpraticamente accidentale perchรฉ si trattava di un militare che circolava per le strade della Galilea senza tener conto dellโallarme datoยป (ยซLe Mondeยป, 29 giugno โ82).
Quei colpi erano del resto una risposta ai bombardamenti intensivi ordinati da Sharon su Beirut, e sui campi palestinesi, in cui erano state uccise centinaia di persone, prendendo a pretesto lโattentato di Londra al diplomatico Argov. Attentato che sappiamo non essere stato compiuto dallโOlp ma da un certo Abu Nidal, colpevole di avere giร assassinato diversi membri dellโOlp, sospettato di avere contatti con il Mossad e con la Cia (lo ha confermato Uri Avneri in una conferenza stampa a Parigi).
Senonchรฉ il problema del terrorismo va giudicato in modo ben diverso quando si tratti di un fenomeno che, in connessione con altri, venga considerato โ a torto o a ragione โ capace di mettere in pericolo lโesistenza di uno Stato, oppure quando si tratti di un fenomeno che, per quanto doloroso, puรฒ essere controllato con i normali mezzi di sicurezza. Le vittime del terrorismo in Italia sono superiori per numero a quelle israeliane; anche il terrorismo italiano non riconosce la Repubblica e cerca di abbatterla, ma solo Almirante ha proposto di dichiarare lo stato di guerra. Quello che meraviglia non รจ che ogni tanto in Giordania ci siano atti di terrorismo, รจ che ce ne siano cosรญ pochi, mentre cโรจ un terrorismo ebraico che ha compiuto gravi delitti come gli attentati ai sindaci e la conseguente mutilazione di uno di essi. La ragione รจ che anche in Cisgiordania cโรจ ora una coscienza di massa, che agisce attraverso scioperi e manifestazioni, e che Israele tenta di reprimere anche attraverso la formazione di squadracce di mercenari palestinesi, sullโesempio del Sud America.
Lโinvasione del Libano, come tutti sapevano, era da tempo programmata nei dettagli. Sharon, pochi giorni prima dellโinizio, era stato negli Usa. Lโaffermazione di Reagan di essere stato sorpreso, รจ certamente una grossa bugia. Gli effetti sono stati tuttavia, come sempre nelle guerre, diversi da quelli previsti. Sharon aveva promesso che la guerra sarebbe durata 72 ore e sarebbe costata venticinque morti; ma anche le previsioni siriane e arabe sono state smentite, perchรฉ i missili nella Bekaa sono stati distrutti in poche ore. Probabilmente la Siria, che era entrata nel Libano con lโapprovazione americana, non si aspettava di venire attaccata.
Di fronte alle migliaia di vittime civili (calcolate a oggi in quattordicimila dalla Croce Rossa, senza contare i palestinesi), allโuso di bombe a frammentazione (quelle del Vietnam!), al trattamento dei prigionieri palestinesi, a cui non si riconosce alcuno status, considerati tutti ยซterroristiยป con palese violazione del diritto internazionale; di fronte a metodi cosรญ feroci e per la prima volta in Medio Oriente di fronte a una guerra che con nessuna buona volontร e disponibilitร puรฒ apparire come guerra per la sopravvivenza di Israele, e che si svolge non nel deserto, ma in mezzo a cittร e villaggi densamente abitati, da qualcuno si รจ parlato di metodi nazisti e fascisti. Il primo รจ stato Kreisky, che ha qualificato il governo israeliano โsemifascistaโ, poi da molte parti, e anche dal Consiglio dโEuropa, dove Papandreu ha parlato di metodi nazisti, il ricordo della guerra di Hitler รจ stato spesso rievocato, teorizzando anche una specie di contrappasso tra quello che gli ebrei avevano subito e quello che facevano subire. Altri invece si sono sdegnati di questo paragone affermando, come Alessandro Galante Garrone su ยซLa Stampaยป del 26 giugno, che Ben Gurion รจ stato tradito e che Israele non รจ Begin. Una posizione piena di buona volontร , ma parzialmente corrispondente ai fatti. Nessuno vuol dare condanne globali nรฉ dimenticare atti di terrorismo, ma neanche dimenticare da dove รจ nato questo terrorismo e qual รจ la politica che gli si oppone. Neanche convince, come si fa da piรบ parti, lโesaltazione della politica di Sadat, poichรฉ se anche รจ fallita non per colpa sua, ma per responsabilitร americana, il risultato non รจ stato quello di spingere Israele sulla via della pace, ma quello di dargli mano libera assoluta verso Oriente.
Credo che convenga fermarsi un momento sul significato che spesso viene dato al fatto che Israele ha un regime democratico, come se un metodo di governo avesse, come conseguenza, una presunzione di innocenza. Mi vien fatto di ricordare una frase in una lettera di La Pira, in tuttโaltre circostanze, quando a Firenze si era aperta la crisi della Pignone: ยซVoi dite di difendere la democrazia. Ma a chi non ha pane, non ha lavoro, posso rispondere soltanto โViva la democrazia?โยป.
La veritร รจ che uno Stato democratico, cioรจ un paese in cui le decisioni vengono prese con lโesplicito consenso dei cittadini, puรฒ comportarsi anche molto peggio di uno Stato non democratico. Si puรฒ dire al contrario che un popolo il quale opprime, reprime, sopprime altri popoli, se รจ organizzato democraticamente รจ maggiormente colpevole, non meno colpevole. Le masse dei fascisti che approvavano le scelte e le guerre di Mussolini non erano in grado di avere informazioni e di poter esprimere la loro opposizione; i neofascisti che sanno, oggi, che cosa รจ stato quel regime, sono piรบ colpevoli. Gli israeliani hanno a disposizione mezzi di informazione, conoscenza di lingue, contatti: sono dunque maggiormente responsabili per la politica che conducono. Del resto ci vorrebbe lโottimismo alla Rousseau sullo stato di natura, per pensare che gli uomini siano naturalmente buoni e agiscano in conseguenza. Anche una mafia puรฒ democraticamente decidere i peggiori delitti. Forse che Atene esitava a passare a fil di spada gli abitanti di una cittร nemica? Forse che certe guerre coloniali, o lo sterminio dei pellerossa, non sono stati decisi democraticamente? O forse, anche se Marx รจ cosรญ fuori moda, la critica alle libertร ยซborghesiยป, cioรจ libertร di un solo gruppo sociale, non ha piรบ alcun valore? Gli israeliani non occupano un posto in qualche misura equivalente in tutta la struttura sociale del Medio Oriente?
Per quanto riguarda la struttura democratica di Israele non va dimenticata la contraddizione essenziale di quello Stato: Stato degli ebrei, non degli israeliani; per cui la popolazione araba, in diritto, e ancor piรบ in fatto, รจ duramente discriminata, per non parlare della popolazione โ piรบ di un milione โ dei territori occupati.
La guerra del Libano e anche le feroci rappresaglie sono state approvate allโinizio da tutte le forze politiche israeliane, compresi i laburisti. Anchโessi rifiutano lo Stato palestinese, la restituzione dei territori, la paritร dei diritti. La logica conseguenza รจ la guerra del Libano, poichรฉ questa guerra di sterminio non รจ stata fatta perchรฉ in quel paese i palestinesi costituissero un pericolo reale ma per poter schiacciare le popolazioni arabe della Cisgiordania, togliere a esse quel tanto di identitร nazionale che lโOlp, e la sua struttura, rappresenta, spingendo fuori del paese piรบ palestinesi possibile, distruggendone lo spirito di indipendenza. Non ci riusciranno, ma hanno tentato e continueranno a tentare, e la responsabilitร non รจ solo di Begin, ma di coloro che hanno fatto la stessa politica, salvo lievi differenze, prima di lui, e di coloro che si avvicinano a un problema concreto, storico, pratico, facendosi fuorviare da una specie di inconfessata sacralitร che riguarda piรบ gli esseri umani e il loro passato, ma non i governi, gli Stati e la loro responsabilitร .
Ci sono state, รจ vero, grandi manifestazioni di protesta contro la guerra. ร la prima volta che questo succede a Tel Aviv ed รจ un buon segno. Ma guai a credere che senza una pressione internazionale, costante, efficace, la politica degli Sharon e dei Begin potrร essere contrastata.
Unโultima osservazione. Mitterrand che si รจ mosso con molta esitazione da principio, e che poi, anche per la pressione dellโopinione pubblica, ha cercato di correggere la debolezza iniziale, chiede, ora, che i palestinesi per arrivare alla pace riconoscano lo Stato di Israele. Uno Stato che ora intende annettersi un milione di arabi e che rifiuta di riconoscere lโesistenza dei palestinesi? Eppure il piano Fahd non era stato rifiutato decisamente dai palestinesi se non quando avevano visto che la maggioranza degli Stati arabi lo respingeva. Anche lโaccettazione della nascita di uno Stato palestinese in Cisgiordania significava per lโOlp un grosso mutamento politico, tanto piรบ che era accompagnato dalla dichiarazione di Arafat che in tale eventualitร la lotta per uno Stato palestinese, laico, democratico, sarebbe continuata con mezzi politici e non militari. Poichรฉ in sรฉ non รจ certo un fine criminoso, anche se purtroppo inattuabile adesso, nรฉ si puรฒ dimenticare che รจ impossibile che le organizzazioni palestinesi non chiedano, anche per gli arabi in Israele, lโeguaglianza dei diritti, per lo meno come gli austriaci per gli altoatesini.
Il governo italiano si รจ espresso correttamente a parole, scorrettamente nei fatti, opponendosi anche a ogni timido embargo e non facendo alcun passo effettivo, se non altro per la tutela dei prigionieri palestinesi. Tuttavia lโopinione pubblica in generale รจ stata sorpresa, e ha condannato, tranne i fascisti e Montanelli, la guerra e i metodi usati. Che questo sentimento si traduca in azione politica.
da ยซIl Ponteยป, giugno 1982.
L’attualitร dell’articolo รจ la migliore conferma della posizione di questa rivista. La prima guerra del Libano, denominata dagli israeliani โOperazione Pace in Galileaโ, iniziรฒ il 6 giugno 1982 con lโinvasione del sud del Libano e lโassedio di Beirut. Nel settembre dello stesso anno, il massacro di Sabra e Chatila.
Il Ponte