Caro Presidente,

a titolo personale e a nome dei componenti della direzione della rivista, Le rivolgo un sentito ringraziamento per le parole che Lei ha usato a Genova in ricordo di Piero Calamandrei e in omaggio al foglio, ancor oggi vivo, che Calamandrei titolò «Il Ponte» nel 1945.

In quelle Sue parole abbiamo riconosciuto, tanto più nel contesto del cordoglio in cui venivano pubblicamente pronunciate, una sensibilità per i valori trasfusi da Calamandrei nella Costituzione repubblicana, e gelosamente custoditi dal «Ponte», che La onora.

Tuttavia, il drammatico quadro di crisi istituzionale di cui soffre il paese, ci impone di ritornare ai temi che furono essenziali nel pensiero del grande padre costituente: 1) l’importanza primaria del lavoro negli assetti politici sovranazionali e nazionali, questione su cui ha scritto, e bene, nei giorni scorsi Marco Revelli; 2) la non concessione di basi militari a potenze straniere non allineate al principio del ripudio della guerra come strumento di offesa e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; 3) l’effettivo diritto di tutti, e tanto più dei non abbienti, allo studio, anche al fine della creazione di una classe dirigente di statura europea; 4) l’impianto di una Magistratura autonoma e indipendente, momento essenziale per una democrazia, che altrimenti nell’opera di Calamandrei risulta priva di significato.

Abbiamo il fondato timore, che ripetute esternazioni o conclamati progetti di ministri del Suo governo alimentano, che gli scritti di Calamandrei non siano stati non si dica letti, ma nemmeno mai sfiorati.

Con i segni della più alta stima,

Massimo Jasonni