Vincenzo Accattatis, nato a Cosenza il 29 aprile 1930, è entrato in magistratura nel 1959. Ha svolto la sua attività negli uffici giudiziari di Pisa, fino a raggiungere l’incarico di giudice della Cassazione, dove ha contribuito a trasformare la Corte da organo conservatore a giurisdizione aperta ai principi costituzionali.
È stato un «magistrato scomodo». Così Carlo Galante Garrone definiva quei giudici che negli anni settanta operavano controcorrente, che leggevano le norme dei codici alla luce dei principi costituzionali e che per questo si scontravano spesso con la giurisprudenza allora dominante.
Accattatis, quale magistrato di sorveglianza di Pisa, rimise al giudizio della Corte la questione della legittimità costituzionale di talune misure di sicurezza varate da Alfredo Rocco e mai riviste dal legislatore repubblicano; e, nel frattempo, interpretando la legge esistente in modo liberale («visto e disapplicato l’ordinamento penitenziario» era una formula che caratterizzava alcuni suoi provvedimenti), iniziò a concedere licenze ai condannati alla casa di lavoro (dove questo mancava) perché, anziché oziare in carcere, potessero svolgere un’attività esterna. Per questo si attirò le ire del ministro Gonella, del Procuratore generale Calamari, del Csm, allora monopolizzato da togati e laici di centrodestra, che ne decisero il trasferimento ad altro incarico. Ma, dopo pochi anni, proprio seguendo quella logica e sviluppando quelle innovazioni, sarebbe intervenuta la riforma dell’intero sistema carcerario.
In quello stesso periodo di tempo partecipò attivamente alla riflessione collettiva che Magistratura democratica andava facendo sul diritto, sulle istituzioni, sui rapporti tra la cultura giuridica e il potere. Con Luigi Ferrajoli e Salvatore Senese stese infatti un lungo saggio, rimasto famoso come «il libretto giallo» per il colore della copertina, in cui queste tematiche cessavano di essere elucubrazioni astratte, ma venivano calate in una costituzione materiale in continuo movimento, nell’ambito della quale la stessa corporazione dei magistrati veniva posta in discussione. Quale curatore della collana di Feltrinelli «Politica e giustizia» fece conoscere per la prima volta al pubblico italiano la realtà del diritto anglosassone e questa sua attenzione per un sistema che riconosceva austero e rigoroso non venne mai meno nelle sue riflessioni successive; in quella collana apparve anche un suo libro, Istituzioni e lotte di classe, dedicato in particolare alla reazione delle istituzioni dello Stato alle lotte operaie dei primi anni settanta, lette nel contesto della nuova legislazione sociale allora “in movimento”.
La sua lunga stagione professionale si è fortemente intrecciata con un impegno sociale e politico a tutto campo. Protagonista della vita di Magistratura democratica fin dalla sua fondazione, si è impegnato a fondo nel dar vita a Psichiatria democratica, contribuendo alla scrittura dello statuto di tale organizzazione; così come, successivamente, ha portato il saluto di Md al congresso costitutivo di Medicina democratica, anche qui dopo avere collaborato alla nascita di questa associazione.
Proprio per questo suo impegno multiforme, che andava ben oltre a quello richiesto dalla professione tipica del magistrato, Accattatis ha suscitato l’attenzione dei servizi segreti, in particolare quella del Sid di Maletti, già allora coinvolto in importati inchieste sull’eversione di destra. In una scheda che lo riguardava, il magistrato veniva accusato di aver «svolto un’azione di fiancheggiamento a sindacati e partiti di estrema sinistra», di aver «partecipato a Pisa, con funzioni preminenti, a un convegno organizzato da Magistratura democratica sul tema dei reati di opinione», di avere in quell’occasione «criticato duramente alcune recenti decisioni della Corte di cassazione […] nonché il carattere “assolutamente liberticida” di alcune norme del codice penale». Una scheda che voleva contenere un atto d’accusa, ma che in realtà costituiva un involontario omaggio a un magistrato che si batteva quotidianamente contro quelle vecchie norme nel nome dei nuovi e spesso disattesi principi costituzionali.
Per tutti gli anni ottanta Accattatis ha poi rappresentato Magistratura democratica nel consiglio nazionale dell’Anm e ha costantemente partecipato ai consigli nazionali del gruppo, al quale ha dedicato sempre la sua attenzione critica.
Negli ultimi vent’anni ha ulteriormente allargato i suoi orizzonti, diventando tra i più assidui amici di questa nostra rivista nella quale ha riversato le sue riflessioni sulla storia della magistratura italiana, sulle nuove istituzioni europee, sui personaggi che determinavano la politica interna e internazionale. I suoi interventi erano stringati, ma puntuali, i suoi giudizi netti e spesso senza appello; agli incontri annuali non faceva mai mancare la sua voce; né gli esiti deludenti di tante iniziative collettive avevano fiaccato in lui la voglia di insistere e di perseverare: se ne è andato mentre stava scrivendo un nuovo articolo.
Grazie, Vincenzo.