I miei pensierini pre-elettorali sono all’insegna del pessimismo, lo so. E questo può facilmente essermi rimproverato. Ma non vedo niente d’interessante in questa pure importante campagna elettorale europea che potrebbe (o bisognerebbe già scrivere avrebbe potuto) segnare una svolta in chiave anticonservatrice, antiliberista, anti-troika per intenderci. Il grido “Basta con l’austerità” è risuonato negli ultimi anni su molte piazze; non è riuscito però a farsi proposta politica, a indicare una via o lavia, che sarebbe poi quella di un’alternativa socialista. Non ci vorrebbe neanche molto, a pensarci bene, solo un piccolo sforzo di aggiustamento nel modo di vedere le cose: un ritorno programmato e non estemporaneo all’intervento statale nell’economia (non soltanto per salvare le banche, com’è stato fatto nel recente passato), un po’ di spesa pubblica in deficit e – soprattutto – l’abbandono, perché del tutto anacronistico, di politiche sociali (o pseudotali) su basi nazionali, l’apertura a un’integrazione europea che sia veramente un’unione politica, con leggi europee sul mercato del lavoro atte a contrastare disoccupazione e precariato, con la definizione di un’imposizione fiscale progressiva sottratta all’arbitrio dei singoli Stati, e così via. Sarebbe l’Europa non delle oligarchie e delle (più o meno finte) entità statali, ma quella che a poco a poco costruisce entità sovranazionali dotate di poteri statali democraticamente controllati. Sarebbe l’utopia…
In Italia si assiste invece al logorante e triste darsi da fare di una sconfortante trimurti: Renzi, Grillo e, ahimè, ancora Berlusconi. Nessuno dei tre ha da dire qualcosa sull’Europa. Il primo – che chiameremo la componente “creatrice” della trimurti – deve vedere come tenersi su una sella sopra la quale è avventurosamente saltato, con tecnica proditoria e machiavellica. Il secondo – che chiameremo la componente “distruttrice” – vuole l’uscita dall’euro (con un referendum tra l’altro impossibile nel nostro ordinamento) e agita questo e altri spauracchi per demolire l’idea stessa di democrazia rappresentativa, al fine di sostituirla con un confuso “direttismo” tramite Internet in cui a comandare – despota medievale al centro, tuttavia, del più sofisticato mezzo di comunicazione contemporaneo, Ragno più che Grillo sulla rete – sarebbe lui solo. Il terzo infine – che chiameremo la componente “conservatrice” – ha il solo scopo di tenersi a galla, di non essere risucchiato in quel gorgo di corruzione e di morte a cui la sua stessa vicenda umana, prima ancora che politica, lo condanna.
Siamo dunque lontanissimi da qualsiasi discorso progressivo sull’Europa. L’unica lista che esprimerebbe qualcosa, la sola votabile (sto parlando della Lista Tsipras) è stata fatta male, un po’ alla maniera delle esperienze arcobaleno del passato, e non supererà una soglia di sbarramento, che molto probabilmente è anticostituzionale. Il pessimismo, mi sembra, ha ragion d’essere.