nostra patriadi Lanfranco Binni

ยซNostra patria รจ il mondo intero / nostra legge รจ la libertร  / ed un pensiero / ribelle in cor ci staยป. Era il 1898 quando Pietro Gori pubblicรฒ lโ€™inno dellโ€™internazionalismo libertario che aveva scritto nel 1895. Il 1898 รจ anche lโ€™anno della dura repressione dei moti di Milano contro il prezzo del pane, stroncati dalle cannonate del generale Bava Beccaris (ยซil feroce monarchico Bavaยป, canterร  unโ€™altra canzone di quegli anni: un centinaio di morti e piรน di quattrocento feriti), premiato da Umberto I con la Gran Croce dellโ€™Ordine militare di Savoia e un seggio in Senato. Due anni dopo, nel 1900, Gaetano Bresci giustiziรฒ il re per vendicare i morti di Milano. ยซInternazionalismoยป, ยซlibertร ยป: due parole, storicamente nate in Europa, che avranno una storia gloriosa e travagliata nel Novecento, terreno di conflitti, equivoci stalinisti, tradimenti riformisti, imposture liberali, fino ai disastri dellโ€™internazionalismo finanziario del mercato globale e alla โ€œlibertร  dei serviโ€, liberi di servire, promossa a colpi di guerra economica dallโ€™affarismo neoliberista.

Lo scenario attuale delle migrazioni (soprattutto da sud a sud, in piccola parte da sud a nord e da est a ovest),provocate da guerre senza confini e dalla devastazione occidentale (climatica, geopolitica) del pianeta, rimette al centro della dinamica storica le tensioni conflittuali tra โ€œchiusuraโ€ e โ€œaperturaโ€, in una fase in cui le tradizionali sovranitร  nazionali sono travolte da determinazioni superiori (di capitalismo globale) e i popoli sono consegnati a oligarchie fiduciarie sempre piรน ristrette. Lโ€™aspetto positivo del dramma dellโ€™esclusione dal potere di popolazioni sempre piรน vaste, tendenzialmente il 99% dei popoli del mondo, รจ lโ€™oggettivo interesse del nuovo proletariato internazionale a mettere in comune conoscenza, progettualitร , resistenza e lotta, nella prospettiva di uno scenario radicalmente diverso: un modello di sviluppo economico consapevole dei suoi limiti, riconversione del modo di produzione capitalistico in economie territoriali fondate sulla cooperazione e sulla massima socializzazione dei beni comuni, in nuove societร  fondate sul ยซpotere di tuttiยป e sulla centralitร  della libera autonomia dei singoli.

Lโ€™ยซinternazionalismoยป socialista e libertario, la ยซlibertร ยป socialista e libertaria, tornano a riaffermare, oggi piรน che mai, la loro necessitร . Non รจ soltanto una tensione morale, peraltro praticata con tenacia da minoranze attive e resistenti da neppure due secoli. รˆ un terreno di azione politica e culturale che tende a incontrare moltitudini sempre piรน estese, potenziali soggetti di cambiamento.

Lโ€™evacuazione della popolazione civile dal teatro di guerra siriano, per liberare il campo alle operazioni degli Stati Uniti e dellโ€™Isis, della Francia, dellโ€™Inghilterra, della Turchia, di Israele, degli Emirati arabi, Arabia saudita e Qatar contro il governo di Assad, accelerando i tempi dellโ€™impegno militare per contrastare il piano di pace (cessate il fuoco e nuovo governo di unitร  nazionale) proposto il 6 agosto dai governi siriano e iraniano con il sostegno della Russia, ha riversato verso lโ€™Europa la ยซmarcia dei profughiยป: massa di manovra delle strategie geopolitiche occidentali e ยซcapitale umanoยป di qualitร  per i bisogni produttivi e demografici dellโ€™Europa, cioรจ della Germania. La societร  siriana, di cui completare la disgregazione, รจ infatti ricca di ceti medi professionalizzati: non il cadavere di un bambino annegato ha intenerito il cuore della cancelliera tedesca, quanto piuttosto i dati sullโ€™invecchiamento della popolazione del suo paese, sulla necessitร  di milioni di iloti per il capitalismo tedesco, oltre a valutazioni di ordine politico dopo la pessima gestione della crisi greca. Le apparenti aperture della ยซfortezza Europaยป, mentre si moltiplicano i muri e le barriere di filo spinato per ostacolare e controllare lโ€™ยซinvasioneยป dei profughi, sono tutte nel segno dello sfruttamento dei nuovi schiavi, da trattare tutti come migranti ยซeconomiciยป, cioรจ forza lavoro a basso costo. Xenofobia e razzismo sono aspetti complementari e devastanti, sollecitati dai media, di un disegno criminoso che fonda sul mercato delle armi, sulle guerre, sulle povertร  vecchie e nuove, il dominio di un capitalismo internazionale in crisi permanente e che utilizza le crisi come fattori del proprio devastante ยซsviluppoยป.

Il quadro รจ ancora piรน complesso:1) nellโ€™area siriano-irachena-iraniana e nel Medio Oriente, la resistenza del governo siriano e il crescente ruolo attivo dellโ€™Iran e della Russia ostacolano sul campo e nel gioco diplomatico internazionale le scelte tattiche e le strategie di lungo termine degli Stati Uniti e dellโ€™Europa; 2) su scala mondiale, lโ€™asse Cina-Russia si sta consolidando come alternativa politico-economica allโ€™asse Stati Uniti-Europa; 3) lโ€™Europa a trazione tedesca dimostra tutta la sua inconsistenza politica, mentre emerge la vera emergenza strutturale del continente: il rapido declino demografico; 4) in Europa, il fenomeno finora limitato delle migrazioni dal sud del mondo, da ostacolare con politiche repressive o da contenere con politiche di ยซintegrazioneยป e assimilazione, nei prossimi decenni assumerร  il carattere di un vero esodo dallโ€™Africa e dal Vicino Oriente desertificati dal cambiamento climatico e dalle nuove guerre per lโ€™acqua; 5) lโ€™assetto demografico del continente europeo muterร  profondamente, spazzando via muri, barriere e fili spinati, mentre si svilupperanno nuove culture creolizzate: una drammatica opportunitร  per unโ€™Europa diversa da quella, storica e attuale, che conosciamo.

Il solidarismo con i migranti in fuga รจ certamente una virtรน da contrapporre ai disvalori della xenofobia e del razzismo, allโ€™ignoranza, ai ยซcaporalatiยป di vario genere, piccoli e grandi, ai traffici illegali e democratici, ma รจ necessario affrontare il problema in una prospettiva piรน ampia e concreta, di trasformazione radicale dellโ€™assetto sociale, politico, economico e culturale dellโ€™Europa, per quanto ci riguarda piรน direttamente. Un solidarismo generico con gli schiavi e le vittime che non aggredisca le dinamiche della schiavitรน e delle morti ยซdi guerraยป e ยซdi paceยป, puรฒ svolgere un ruolo di copertura degli inferni.

Lโ€™attuale governo italiano ha un mandato preciso: intervenire militarmente in Libia per organizzare una testa di ponte in unโ€™area devastata dalla dissoluzione dello Stato libico, a salvaguardia degli interessi energetici italiani, europei e statunitensi; gli ยซscafistiยป sono un pretesto. Lโ€™Italia esporta armamenti in Libia, in Siria, in Israele, in ogni area in cui si spara e si ammazza. Lโ€™opinione pubblica รจ ยซmessa in formaยป dai media al servizio delle oligarchie politiche ed economiche, dei trafficanti di armi, degli spacciatori del ยซlibero mercatoยป, dello sfruttamento e dellโ€™esclusione dei migranti ยซeconomiciยป. Una popolazione sempre piรน vecchia, disorientata, abbandonata alla solitudine di una mala sopravvivenza, negato il futuro ai giovani ricattati da una disoccupazione cronica, e per tutti lo spettacolo di una politica corrotta impegnata a devastare il paesaggio sociale, รจ incoraggiata a non reagire. A ยซsinistraยป, il politicismo di sopravvivenza dei resti della tradizione socialista e comunista si รจ confuso con le pratiche predatorie della tradizione cattolica, appunto nel ยซpartito della Nazioneยป: il peggio di questo paese eretto a sistema. Lโ€™11 settembre, in una giornata internazionale di solidarietร  con i rifugiati dallโ€™area siriano-irachena che ha visto grandi manifestazioni a Londra e a Parigi, in Germania, in Italia nessuna grande manifestazione, se non qualche sporadica iniziativa di buona volontร , testimoniale e con parole dโ€™ordine confuse. In Italia ci sono i lager dei Cie, le richieste dei richiedenti asilo hanno tempi biblici, le ignobili manifestazioni leghiste hanno piena copertura mediatica. E sul prossimo intervento in Libia, silenzio. Sulle esercitazioni Nato โ€“ in corso โ€“ di addestramento alla guerra sul terreno libico, silenzio. Sullo spaccio di armi, silenzio. E tutti papisti, ma solo a ยซsinistraยป, attoniti, per qualche ora, quando a parlare di traffici e sfruttamento e clima รจ il gesuita Bergoglio su una linea intelligente di politica sociale dellโ€™istituzione cattolica.

ยซCโ€™รจ vita a sinistra?ยป, รจ stato il titolo di un dibattito estivo promosso da ยซil manifestoยป che ha coinvolto soprattutto lโ€™area residuale delle formazioni della vecchia ยซnuova sinistraยป e qualche voce dallโ€™equivoca ยซsinistraยป del Pd: non cโ€™รจ molta vita a sinistra, รจ stato lโ€™esito dellโ€™inchiesta; qualcuno ha proposto di mettere insieme i cocci in un nuovo partitino parlamentare; altri hanno chiesto di aprire le finestre degli uffici e andare come un tempo (il Pci?) sui ยซterritoriยป; altri ancora hanno sollecitato una ยซrifondazioneยป della politica non piรน ispirata alle magnifiche sorti di Syriza (le infatuazioni sono effimere da queste parti) ma piuttosto a Podemos (speriamo bene). Molto semplicemente: non รจ piรน possibile perdere tempo con una concezione della politica gregaria e delegata, piccolo-leaderistica e subalterna al sistema politico oligarchico. La vita รจ altrove, ed รจ drammatica: nella vita quotidiana dei lavoratori, italiani o stranieri che siano, ricattati da condizioni di lavoro sempre piรน prive di diritti, delle donne ricacciate nelle case, dei giovani disoccupati o, nel migliore dei casi, precari senza futuro, in un paese le cui uniche prospettive economiche sembrano legate al turismo (camerieri e cuochi).

Gli immigrati residenti in Italia da molti anni se ne stanno andando, e migrano molti giovani italiani cercando allโ€™estero possibilitร  di lavoro e di vita che qui si vedono negate. I rifugiati, che sbarcano in Sicilia, in Calabria o in Puglia, sanno bene che lโ€™Italia puรฒ essere solo un approdo, da attraversare in fretta e andare altrove. Chi resta qui, italiano o straniero, ha due sole alternative: subire i disastri di questo paese che sta invecchiando malamente, nel malaffare, nellโ€™ignoranza, nel servilismo, oppure rovesciare la prospettiva: 1) cittadini attivi e non sudditi; 2) costruire autonomia e potere dal basso con pratiche di ยซdemocrazia direttaยป, delegittimando il sistema politico oligarchico, disgregandone le catene di comando; 3) ricostruire una cultura e una pratica internazionaliste, socialiste e libertarie, per riprendere una collocazione nel mondo, allโ€™altezza del mondo. In questa fase, per gli italiani e per gli stranieri il terreno principale di lavoro comune รจ la scuola pubblica, laboratorio potenziale e in moltissimi casi reale di autonomia, di cittadinanza attiva e di formazione di una cultura internazionalista. Lโ€™altro terreno fondamentale di lavoro comune, ma con ruoli diversi, รจ lโ€™auto-organizzazione politica e sindacale dei migranti, da sostenere senza ingerenze. Un obiettivo concreto sul quale concentrare reti, movimenti e opinione pubblica: la chiusura dei Centri di identificazione ed espulsione, il biglietto da visita con cui lโ€™Italia peggiore si presenta ai migranti e al mondo. Un obiettivo strategico: lโ€™elaborazione progettuale di un ยซpiano nazionale del lavoroยป per la piena occupazione di italiani e stranieri, strumento di lotta politica e sindacale per la riconversione dellโ€™economia italiana in gestione collettiva e dal basso dei beni comuni.

Servono pensieri lunghi, confronti tra esperienze, collegamenti ribelli, ยซcandidi come volpi, astuti come colombeยป come insegnรฒ Franco Fortini, addestramenti personali alla solitudine attiva, al ยซfarsi centroยป dei singoli, come insegnรฒ Aldo Capitini, in relazioni aperte e avventurose, avventurandosi nella realtร  a parte dei tutti a partire dagli ยซultimiยป, come sperimentรฒ Danilo Dolci, e dalle periferie del pensiero occidentale. ยซLโ€™unico criterio della veritร  รจ la pratica socialeยป, insegnรฒ Mao, e aggiunse: ยซChi non fa inchiesta non ha diritto di parolaยป. Ah, dimenticavo: ยซNostra patria รจ il mondo interoยป.