Celebrazioni, più numerose contro-celebrazioni, commemorazioni come quelle auspicate dal patriarca di Mosca Kirill, racconti e visioni molte volte riscritti e ripresentate del 1917 in Russia hanno compiuto i cento anni di storia in un clima che, proprio nel paese dove quella storia si è svolta e da parte di chi quel paese governa, è apparso soprattutto di imbarazzo e di “doppiezza”: lo documenta in questo fascicolo il contributo di Agnese Accattoli.
Ma esso mostra anche che per fortuna la storiografia non è riducibile al clima in cui si sviluppa e che una certa reticenza e preoccupazione dell’élite politica russa possono perfino presentare alcuni vantaggi, se lasciano qualche spazio a una ricerca minoritaria, ma almeno non ufficiale e seriamente condotta. Tutto questo si svolge su un palcoscenico che ha visto, attraverso il succedersi dei decennali, adeguamenti alla storia successiva e molte metamorfosi ideologiche: l’uso della ricorrenza per porre le basi del socialismo in un paese solo (1927), la soppressione di una parte consistente della società sovietica e della vecchia generazione della rivoluzione insieme al recupero della tradizione nazionale precedente (1937), l’affiancarsi e il potenziale sovrapporsi del riferimento fondativo della Grande guerra patriottica all’Ottobre (1947), i tentativi di correggere in modo davvero troppo soggettivistico e senza mai metterla veramente in discussione quella storia dopo la denuncia di Stalin (1957), l’imbalsamazione già al compimento del mezzo secolo (1967) e la precoce vecchiezza (1977), i tentativi in extremis di rigenerazione e ritorno alle origini (1987), il ripudio dopo la fine dell’Urss (1997) e il recupero nazionalistico insieme ai diversi altri passati della Russia nell’era Putin (2007).