Sono raccolti in questo volume gli scritti «politici» di Walter Binni, secondo la nozione che della politica aveva il critico e lo storico della letteratura: un intreccio indissolubile di politica, etica e critica letteraria.
Il titolo, La disperata tensione, è di Binni: nel novembre 1997, sul suo tavolo da lavoro aveva lasciato due ultimi fogli di appunti, a segnare le fasi di un estremo profilo autobiografico affidato a riflessioni, date, nomi. Tra l’altro: «Capitini e l’antifascismo: la disperata tensione». Chi conosce l’opera critica di Binni sa quanto sia centrale nella sua poetica questa parola, «tensione», connaturata a un’irriducibile inquietudine e protesta esistenziale; chi lo ha conosciuto in vita ne ricorderà il profondo «pessimismo rivoluzionario», indignato e tenace: «Sdegnatevi e non peccherete» ha ricordato a Luigi Pintor in una lettera del 1991.
Quella «disperata tensione» riferita al rapporto con Aldo Capitini e agli anni della cospirazione antifascista è in realtà riferibile all’intero percorso intellettuale e politico di Binni. Una disperazione consapevole e attiva, leopardiana, «nulla al ver detraendo», e una tensione appassionata alla responsabilità della critica, dell’etica e della politica.
Per la ricostruzione del percorso politico di Binni, che spero di essere riuscito a restituire nel testo introduttivo, desidero ringraziare innanzitutto la sua compagna di tutta una vita, Elena Benvenuti, che dalla fine degli anni trenta ha conservato con cura documenti, lettere, autografi, tra cui molti degli scritti politici pubblicati su giornali e riviste, e che ha amorevolmente seguito la preparazione del volume fino a correggerne le bozze. Per la ricostruzione del Binni antifascista e socialista a Perugia, mi sono stati preziosi i ricordi del suo vecchio amico e compagno Maurizio Mori; sul periodo della Resistenza in Umbria, informazioni utili mi sono venute da Raffaele Rossi e da Tommaso Rossi, dell’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea. Con Raul Mordenti mi sono utilmente confrontato per gli anni 1966-68 a Roma. Un sentito ringraziamento infine a Marcello Rossi, direttore della rivista «Il Ponte» e sapiente editor della casa editrice, per la sua affettuosa complicità .