unioni-civilidi Rino Genovese

In sintesi le cose stanno così: un certo numero di cattolici, diciamo pure integralisti, continua a mettere i bastoni tra le ruote a un disegno di legge sulle unioni civili (e si pensi che in Europa e nel mondo c’è da tempo il matrimonio omosessuale!) con il pretesto che, grazie alla possibilità di adottare la figlia o il figlio del partner, esso contenga un’apertura e un incentivo all’utero in affitto. E se anche fosse? Se uno ha i soldi, oggi se ne va all’estero a farsi la figlia o il figlio dove può. Tempo fa, prima che la Corte costituzionale sbloccasse l’inseminazione artificiale, resa complicatissima da una legge berlusconiana, si andava a farla preferibilmente in Spagna.

Non ci si può opporre alla volontà e ai desideri delle persone, resi possibili dallo sviluppo tecnico-scientifico, intralciandone i diritti. Quelli che protestano in difesa della famiglia tradizionale dovrebbero sapere che questa conosce da decenni un’evoluzione (per loro sarà un’involuzione) inarrestabile. E resta vero che chi ha un credo religioso che gli impedisce qualcosa, non può per questo pretendere d’impedirlo anche agli altri che quella fede non hanno, o ce l’hanno di un tipo differente. Non ci sono prove – anche perché i dati sono ancora limitati – che dalle famiglie non tradizionali vengano fuori bambine e bambini più nevrotici della media. Potrebbe addirittura darsi il contrario: perché l’affettività di un padre e di una madre vecchio stampo (ammesso che i due genitori siano presenti) è notoriamente possessiva, e spesso contraddistinta da una “lotta dei sessi” che rende i figli degli ostaggi.

Ma c’è una questione più generale. Si dice: “Ah, l’utero in affitto è una forma di nichilismo”. Quanti esprimono una proposizione del genere dovrebbero riflettere bene sul significato del termine “nichilismo”, che ne ha assunti ormai così tanti da non voler dire più niente. Propriamente nichilistico è l’atteggiamento di chi pensa che, essendo “funesto a chi nasce il dì natale”, si astiene dall’avere figli, cioè dal mettere al mondo una nuova vita anticipatamente segnata dalla morte. Chi prende in affitto un utero non è un nichilista: piuttosto è qualcuno che sta monetizzando una funzione vitale. Ecco: i nostri integralisti magari non sono scandalizzati dalla circostanza che si possa prendere in affitto la forza lavoro umana (si chiama “lavoro interinale”), oppure spesso sono loro stessi frequentatori di prostitute e prostituti, che prendono in affitto per qualche minuto o qualche ora, e solo si turbano per il fatto che si sia giunti a monetizzare la stessa funzione di riproduzione della vita. Mah! Ricominciamo semmai a discutere di questa monetizzazione nel senso più ampio, non buttiamo la polemica in vacca  alzando alti lai contro il nichilismo.