di Mitja Stefancic

Desta apprensione tra la comunità slovena in Italia la recente notizia di messa in liquidazione della KB1909 Spa, holding finanziaria con sede in via Malta, 2, a Gorizia, che svolge un ruolo rilevante per gli equilibri economici e finanziari della suddetta comunità. La KB1909 aveva in passato importanti partecipazioni e investimenti nell’informatica, nell’industria dei medicinali, nell’alimentare, nel settore finanziario, nell’editoria e, infine, nel settore immobiliare. Nel 2007 la società si è quotata con successo nella Borsa di Lubiana, in Slovenia. Poi qualcosa si è evidentemente inceppato. L’espansione del gruppo, avvenuta in modo rapido, attraverso un indebitamento certamente non privo di rischi, ha iniziato a pesare. Il peso è aumentato anche per via dell’evoluzione della crisi finanziaria e quella parallela nell’economia reale, che ha colpito anche i mercati di riferimento del gruppo KB1909.

La proposta di liquidazione della KB1909 Spa è stata pubblicata nella «Gazzetta Ufficiale» in data 19.10.2017, a seguito di una gestione sempre più difficoltosa della menzionata società, aggravata per esempio da alcuni investimenti poco redditizi e dalle perdite in alcuni settori imprenditoriali – tra tutti quello della torrefazione e del commercio del caffè. Nei mesi scorsi si sono susseguite comunicazioni contraddittorie sullo stato di salute della menzionata società: nonostante alcune perdite di non poco conto registrate, per l’appunto, negli esercizi passati, sembrava che ci fossero i presupposti per rimettere la KB1909 Spa in carreggiata, riportando il gruppo a una gestione più equilibrata e sostenibile.

Quando alla fine del 2016 l’assemblea degli azionisti ha acconsentito alla proposta di riduzione del capitale sociale (come da provvedimenti ex art. 2446 Cod. civile), sembrava che il peggio fosse alle spalle. Questo perlomeno era l’auspicio. Viceversa, dalle ultime notizie si apprende che la società è stata messa ufficialmente in liquidazione (impossibile dire con esattezza quanto durerà l’iter né anticiparne gli esiti). Da quanto si è potuto comprendere dagli articoli pubblicati in alcuni media sloveni, il liquidatore designato è il dott. Boris Peric, ovvero il presidente del Consiglio di gestione della KB1909 Spa. Nonostante la scelta sia in gran parte condivisa dall’élite politica della minoranza slovena, tale decisione non può non far sollevare qualche perplessità sul lato etico della scelta, come d’altronde su quello pratico (ma anche economico) che tale decisione comporta.

La KB1909 Spa è stata in più occasioni descritta come successore legale della Kmečka Banka – Banca Agricola di Gorizia, fondata nel lontano anno 1909 da alcuni membri della comunità slovena e che per la stessa comunità ha svolto un ruolo finanziario importante nel corso dei decenni seguenti (Waltritsch, 1982). Per rimarcare l’importanza della holding finanziaria goriziana, nata proprio a seguito di una crisi della banca agricola goriziana negli anni novanta del secolo scorso, basti citare un passo dal documento Codice etico della medesima. Sotto la voce missione si legge: «Obiettivo di KB1909 è rafforzare la propria posizione e il proprio ruolo nell’ambito della comunità slovena in Italia a cui appartiene».

Purtroppo, la liquidazione annunciata qualche mese fa rappresenta un indebolimento non solo del suddetto gruppo finanziario, bensí, presumibilmente, per l’intero tessuto economico della comunità slovena in Friuli-Venezia Giulia. Le difficoltà nell’accertare in modo obiettivo le origini delle problematiche che hanno portato il presidente Peric a proporre la liquidazione, derivano, a mio modo di vedere, dalle notizie non abbastanza chiare sui risultati di gestione della KB1909 Spa negli ultimi esercizi e per quanto riguarda le misure strategiche adottate per superare la crisi (o perlomeno per provarci).

In passato la comunità slovena in Friuli-Venezia Giulia ha già assistito, in maniera abbastanza inerme, per non dire passiva, alla liquidazione della sua banca di riferimento – la Banca di Credito di Trieste (Tržaška Kreditna Banka). La menzionata banca è fallita alla fine del 1996. Il lungo iter di liquidazione della stessa, condotto dall’avv. Raffaele Lener e dal dott. Marco Zanzi, si è concluso ufficialmente solamente un paio d’anni fa. In questo caso, la liquidazione ha compensato il 60% dei crediti della banca (Stefancic, 2015).

Recentemente, per motivi riconducibili all’evoluzione dei mercati nazionali e alla necessaria riduzione dei costi, le due banche cooperative della minoranza slovena (la Bcc del Carso e la Bcc di Doberdò e Savogna) si sono accorpate in un’unica banca. Tutto sembra perciò indicare una riduzione delle capacità economiche e finanziarie autonome di cui dispone la minoranza slovena, a fronte, paradossalmente, di una maggiore tutela formale, con i miglioramenti apportati dalla Legge n. 38 del 2001 («Norme per la tutela della minoranza linguistica slovena in Friuli-Venezia Giulia»). Ancor peggio, sembrerebbe che la minoranza non sia dotata di adeguati meccanismi di selezione dei dirigenti – cioè del personale qualificato per ricoprire posizioni apicali e che la volontà di introdurre criteri di meritocrazia sia per certi versi sottomessa a una logica interna di appartenenza, quasi si trattasse di un club piuttosto che di una comunità ricca dal punto di vista culturale. Non a caso, il problema del ricambio generazionale sul piano dei leader della minoranza potrebbe presto diventare pressante.

Proprio per i suddetti motivi bisognerebbe trovare misure efficaci in modo da: 1) garantire trasparenza nelle informazioni che riguardano la liquidazione della KB1909 Spa, con tutto ciò che tale procedura comporta; 2) assicurare credibilità al processo di liquidazione della KB1909 Spa; 3) monitorare a che, nel caso qui discusso, le soluzioni ottimali (per quanto urgenti) di attività private non si discostino da quelle più ampie di un’intera comunità – quella slovena.

Parecchi sono stati gli sbagli nella gestione economica compiuti dalla stessa comunità slovena: perlomeno alcuni erano evitabili. Preme perciò sottolineare che questa ennesima difficoltà nel ramo economico-finanziario, per quanto in parte riconducibile a una crisi generale e, dunque, a fattori esterni, potrebbe mettere sotto scacco il futuro della comunità slovena in Italia, dei suoi membri e della sua cultura, rendendo più poveri quegli elementi sociali ed economici che rendono la Regione Friuli-Venezia Giulia talmente unica da meritarsi uno statuto speciale.

Riferimenti

KB1909, Codice etico, www.kb1909.it (ultimo accesso effettuato in data 11.12.2017).

M. Stefancic, A 19 anni dal fallimento della Banca di Credito di Trieste: una riflessione dovuta, «nelmerito.com», 21 dicembre 2015.

M. Waltrisch, Gli istituti di credito sloveno nel goriziano, Gorizia, Banca Agricola, 1982.