di Rino Genovese
Se gli scrittori fossero scrittori, e non strumenti o ammennicoli delle agenzie della estetizzazione diffusa (tra cui, a pieno titolo, vanno annoverate le concentrazioni editoriali), si rifiuterebbero di partecipare ai premi letterari, a questa mediocre forma di corruzione del loro ingegno. Votazioni, competizioni, gare di protagonismo – si terrebbero ben lontani da tutto ciò. Né potrebbero stupirsi della logica proposta avanzata dall’immarcescibile Mastella, neo-sindaco di Benevento: altro che a Roma, il premio Strega andrebbe celebrato nella città del liquore: non era nato in fondo per una trovata pubblicitaria di Guido Alberti, beneventano, attore ma soprattutto produttore dei torroni e del famoso liquido giallo distillato d’erbe?
Nel tempo, dopo la morte dei Bellonci e dello stesso Alberti, il peggiore premio italiano è diventato addirittura pessimo. Vi partecipano cani e porci. Perfino il mio ex amico Moresco, grande autore, ha cambiato casacca editoriale soltanto per prendervi parte (in passato non aveva certo disdegnato di starsene presso quel gruppo diretto da una certa “figlia di”, anzi gli andava benissimo – ma accidenti, non lo presentavano al premio…). Il poveretto è arrivato sesto, nemmeno in “cinquina”, maledetta scalogna: intanto però, com’è suo solito, ha potuto protestare e segnalare “ci sono anch’io”.
I premi letterari andrebbero aboliti in toto. Avrebbe un senso, semmai, l’istituzione di borse per giovani scrittori, o quella di concorsi per testi inediti. Le trovate pubblicitarie “letterarie”, che un tempo potevano avere uno scopo dal punto di vista della promozione di un prodotto semi-artigianale come un liquore o una grappa, oggi non l’hanno più. E soprattutto – a parte i denari che ne ricava – non avrebbe uno scopo, e sarebbe poco raccomandabile, per un autore l’associazione con un prodotto. A meno che l’autore, la sua stessa nozione astratta, non siano diventati soltanto un prodotto consumabile. Il che darebbe ragione definitivamente alle agenzie della estetizzazione diffusa.