di Silvia Calamandrei
Nel 2019, nella prospettiva del cinquantenario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina, abbiamo cominciato a progettare questo numero, intendendo presentare un’antologia del numero straordinario del «Ponte» del 1956, considerandolo una tappa importante della conoscenza e degli scambi culturali tra i due paesi, frutto della visita nel 1955 di un variegato gruppo di intellettuali e artisti italiani, guidati da Piero Calamandrei.
La delegazione culturale italiana visitò la Cina dal 24 settembre al 24 ottobre facendo tappa a Pechino, in diversi centri del Nord-Est, e nelle città di Shanghai, Hangzhou e Canton. Ne facevano parte i professori Norberto Bobbio, Piero Calamandrei, Emilio Durio, Rodolfo Margaria, Cesare L. Musatti, il patologo Lucio Benedetti, lo psichiatra Rosario Ruggeri, gli scrittori e giornalisti Franco Antonicelli, Umberto Barbaro, Carlo Bernari, Rocco Cacopardo, Carlo Cassola, Franco Fortini, Corrado Pizzinelli, Antonello Trombadori e Maria Arena Regis, l’architetto Franco Berlanda, il pittore Ernesto Treccani.
La visita costituisce una prima tappa, assieme alla visita di Pietro Nenni dello stesso anno, nella costruzione delle relazioni tra i due paesi, entrambi dotati di una storia millenaria a cui il presidente Xi Jinping, in occasione in Italia nella primavera del 2019, ha fatto riferimento nell’ambito del rilancio dell’antica via della Seta.
A incoraggiarci c’è stata anche la pubblicazione il 7 luglio 2019 sul «Quotidiano del popolo» di un articolo dell’italianista Yang Lin, studiosa di letteratura italiana, che evidenziava come scrittori come Cassola e Fortini, membri di quella delegazione del 1955, avessero contribuito a veicolare un’immagine positiva della nuova Cina, gettando i semi di un’amicizia destinata a consolidarsi. Il suo articolo è stato tradotto sul «Ponte» ed è stato all’origine di una collaborazione che si è protratta nei mesi successivi, nonostante l’esplodere della pandemia.
In effetti, quello che doveva essere l’anno della cultura e del turismo italo-cinese, inaugurato dai due ministri della Cultura all’Auditorium di Roma in gennaio, con un ricco programma di iniziative, è stato purtroppo funestato dal diffondersi del Corona virus a livello globale, rendendo impossibili manifestazioni culturali e convegni pubblici. Si è dovuto posporlo al 2022, per comune intesa dei due governi. Ma quanto si poteva fare nell’isolamento coatto, alleggerito dai sistemi di comunicazione sempre più efficaci (mail, teleconferenze, telefonate) è proseguito: e da Pechino la professoressa Yang Lin ci ha permanentemente tenuto al corrente degli sviluppi nella preparazione del Libro blu che l’Accademia delle scienze sociali dedicava alla relazioni italo-cinesi, e del lavoro di selezione e traduzione in cinese dei saggi del «Ponte» del 1956.
La costruzione in parallelo di un’antologia di quel numero storico in Italia e in Cina ci è sembrata di ottimo auspicio. Vogliamo offrire al pubblico italiano un numero antologico e storicamente contestualizzato, presentando anche le ripercussioni e gli echi che suscita ancora oggi in Cina. Il saggio che traduciamo della professoressa Yang Lin è stato incluso nel Libro blu, del giugno 2020, una pubblicazione prestigiosa per addetti ai lavori su cui merita spendere alcune righe di commento.
Il rapporto annuale sullo sviluppo dell’Italia è il primo di una nuova serie e quest’anno è dedicato ai cinquant’anni dallo stabilimento delle relazioni diplomatiche tra Cina e Italia. È stato curato da Sun Yanhong, studiosa di economia europea e italiana dell’Accademia delle Scienze sociali, che analizza la situazione italiana del 2019, con particolare attenzione alla crisi e al cambio di maggioranza di governo, dal governo giallo-verde a quello giallo-rosso, che sembrerebbe ricollocare l’Italia in una posizione più europeista. Si avverte nell’ analisi un’inquietudine sui possibili sviluppi e sul futuro delle relazioni Italia-Cina, che sembravano così ben avviate dalla visita di Xi Jinping della primavera.
La studiosa firma anche l’analisi della cooperazione italo-cinese nel cinquantesimo anniversario, delineando un trend crescente verso una vera e propria cooperazione strategica. Il rapporto contiene anche una serie di contributi italiani (Baldazzi, Bradanini, Codogno, Crucianelli, Mattiacci, Quattromani, Teoderescu), che testimoniano della volontà da parte cinese di meglio comprendere la complessità della nostra situazione economica e politica. Ma interessante è l’attenzione che studiosi cinesi dedicano alla tematica della “volatilità” della situazione politica italiana, dalla nostra politica dell’immigrazione, alla politica italiana in Africa, alla nostra posizione diplomatica come media potenza.
L’approccio che abbiamo voluto dare a questo numero è volutamente storico-filologico, e l’articolo sulla lunga gestazione del numero speciale del «Ponte» vuole contestualizzarlo nel clima politico e culturale dell’epoca.
Il saggio di Yang Lin che ricostruisce le origini delle relazioni culturali e diplomatiche si accompagna ai commenti che le sue studentesse hanno scritto alle loro traduzioni dei saggi del «Ponte» del 1956, dandoci un sentore, con la loro freschezza un po’ ingenua, della percezione di tali scritti in Cina a sessantacinque anni di distanza.
Un doppio registro di sensibilità si può ritrovare nel saggio del giurista Ivan Cardillo, che si misura con i saggi di Bobbio e Calamandrei alla luce degli sviluppi del diritto in Cina, fino alla recentissima adozione del Codice civile, elaborato con un forte apporto dei giuristi italiani. Cardillo insegna contemporaneamente a Trento e a Wuhan, ed è uno dei tanti attori dell’intenso dialogo in materia giuridica in corso tra Italia e Cina.
La scelta antologica ha puntato sui saggi più significativi dal punto di vista politico e culturale. Diversa è la scelta antologica che è stata fatta in Cina, perché alcuni articoli documentari, che a noi appaiono datati, risultano loro interessanti per ricostruire la realtà degli anni cinquanta nel proprio paese (un esempio è quello sulla condizione delle donne).
Nella parte documentaria finale pubblichiamo due inediti: le note di viaggio di Piero Calamandrei, custodite nei faldoni dell’Istituto storico della Resistenza e della storia contemporanea in Toscana (Isrt), e gli appunti di viaggio della sinologa Maria Regis, accompagnatrice del viaggio del 1955, messi a disposizione dai familiari, che ringraziamo per aver reso accessibile questa preziosa testimonianza.