L’Argentina è di nuovo al centro dell’attenzione per le nuove turbolenze finanziarie provocate dalla pessima posizione politica del presidente Milei. Questa posizione è il prodotto della rabbia per i pessimi risultati economici dell’Argentina e per la corruzione massiccia all’interno dell’amministrazione di Milei, e non lascia presagire nulla di buono per la performance del suo partito alle prossime elezioni.

In risposta, il Fondo monetario internazionale e gli Stati Uniti sono entrati in azione per salvare il governo di Milei. Il Fondo aveva già fornito un salvataggio di 20 miliardi di dollari nell’aprile 2025. Ora il governo statunitense ha fornito altri 20 miliardi di dollari (sotto forma di una swap line di valuta della banca centrale). Inoltre gli Stati Uniti hanno espresso la volontà di fornire ulteriore credito di riserva e persino di acquistare il debito pubblico argentino.

I media si sono concentrati sulla lunga storia finanziaria travagliata dell’Argentina, sulla difficile situazione dell’inflazione ereditata dal presidente Milei e sull’affinità politica del presidente Trump con Milei. Tuttavia, questo non spiega perché il Fondo e gli Stati Uniti abbiano fornito un’assistenza così massiccia all’Argentina, data la sua mancanza di affidabilità creditizia. Così il sostegno a Milei deve essere inteso come una continuazione dei prestiti concessi in passato ai presidenti Menem (1989-1999) e Macrì. Lo scopo è quello di impiantare il neoliberismo in Argentina e di intrappolarla con il debito in dollari. È sostenuto dalle élites locali perché sono i beneficiari del neoliberismo e possono anche saccheggiare lo Stato argentino attraverso il processo di intrappolamento del debito.

 

La complicata verità in Argentina

Giungere alla verità in Argentina è come “sbucciare una cipolla”. Innanzitutto, bisogna scoprire la situazione economica reale, che è fondamentalmente diversa da quella descritta dai media tradizionali. Poi bisogna introdurre la politica e far emergere le vere agende che guidano gli eventi. Infine bisogna spiegare come funzionano questi eventi e le loro conseguenze.

Una volta “scuoiata la cipolla”, il quadro che emerge è che l’assistenza finanziaria del Fondo monetario internazionale e degli Stati Uniti è un’interferenza elettorale volta a salvare il presidente Milei e il suo programma neoliberista estremo, a diminuire l’influenza economica della Cina e ad ammanettare finanziariamente l’Argentina attraverso l’intrappolamento con il debito in dollari. Inoltre l’assistenza consente il saccheggio tacito dello Stato argentino da parte delle élites argentine e delle multinazionali statunitensi. Si tratta di un quadro molto diverso da quello presentato dai media e dagli economisti mainstream.

 

Il mito del miracolo economico di Milei

Il punto di partenza è la performance economica dell’Argentina, che è stata descritta con entusiasmo dai media mainstream come un «miracolo economico». Per esempio, il «New York Times» dichiara che Milei era «sul punto di realizzare un miracolo economico» prima delle recenti turbolenze finanziarie. Questa inquadratura è fondamentale perché distorce la percezione pubblica, dando legittimità economica ai prestiti del Fondo e degli Stati Uniti. La verità è che non c’è stato alcun miracolo. Le politiche di Milei sono state una catastrofe sia per gli argentini comuni sia per il futuro dell’Argentina. Questa realtà spiega l’impopolarità politica di Milei, che ha scatenato i timori dei mercati finanziari.

Milei è entrato in carica nel dicembre 2023 e da allora l’Argentina è in profonda recessione causata da un’estrema austerità fiscale che ha tagliato i servizi pubblici e gli investimenti; un tasso di cambio enormemente sopravvalutato che ha indebolito la bilancia commerciale e la deregolamentazione che ha aumentato i profitti a spese dei salari.

La recessione è visibile nel crollo della produzione industriale e della crescita del Pil. La produzione industriale rimane in calo, ma finalmente è tornata una certa crescita del Pil (come era inevitabile che accadesse perché le economie non si riducono per sempre). Tuttavia, il rimbalzo è stato debole e l’economia si è ridotta. Inoltre il quadro è ancora peggiore perché il Pil non cattura la miseria, la fame e l’insicurezza. L’insicurezza alimentare e la fame sono inizialmente aumentate, con un aumento dello scorbuto tra i poveri. Il tasso di povertà ufficiale è ora sceso di nuovo, ma sottovaluta la situazione non riconoscendo i prezzi massicciamente più alti di acqua, gas ed elettricità. Le pensioni sono state decimate, i prezzi dei farmaci da prescrizione sono aumentati e il governo Milei ha anche represso brutalmente le proteste dei pensionati.

Le politiche di Milei non solo hanno causato una recessione economica, ma hanno anche sabotato il futuro dell’Argentina. Il crollo degli investimenti pubblici e privati comporta una riduzione del capitale sociale. Il taglio della spesa per l’istruzione e la sanità significa una popolazione meno istruita e più malsana. Il taglio del sostegno alle università e alle arti è un attacco alle industrie ad alto valore del futuro (come la tecnologia dell’informazione, le scienze mediche e la produzione cinematografica) e ha contribuito a un’ulteriore fuga di cervelli dall’Argentina. Il prestito estero di Milei significa anche un aumento dei pagamenti di interessi futuri, che graveranno sul bilancio del governo, limiteranno le possibilità di politica economica e minacceranno perennemente una crisi finanziaria.

L’unico risultato economico positivo è il tasso di inflazione, che si è ridotto in modo significativo, ma anche qui la storia è complicata. Inizialmente l’inflazione è aumentata in modo significativo sotto Milei. Sebbene sia tornata a scendere, è ancora al 35% annuo. Il precedente governo Fernández ha perso il controllo dell’inflazione, ma ha anche ereditato un tasso di inflazione del 50% dal precedente governo Macri. Inoltre l’inflazione ha subito un’accelerazione solo nel 2022, quando si sono manifestate le conseguenze della pandemia di Covid. Il tasso di inflazione dell’Argentina si è quintuplicato, come è accaduto anche in altri paesi. Tuttavia, data l’elevata inflazione iniziale e la vulnerabilità strutturale dell’Argentina all’inflazione, l’aumento assoluto è stato molto più grande.

In sintesi, non c’è stato alcun “miracolo economico”. Il programma di Milei non ha mai potuto o voluto produrre una prosperità condivisa. Si tratta invece di un programma ultraneoliberista volto a ridurre l’inflazione attraverso una profonda recessione e un tasso di cambio sopravvalutato; ad aumentare i profitti a scapito dei salari attraverso la deregolamentazione e l’indebolimento del lavoro; a consentire al capitale di sfruttare le risorse naturali; e a utilizzare l’austerità fiscale per sventrare le istituzioni sociali che promuovono il benessere e il progresso della società.

 

La politica del saccheggio e dell’intrappolamento del debito

Il carattere disastroso del programma economico di Milei pone la domanda sul perché il Fondo monetario internazionale e gli Stati Uniti si siano affrettati a fornire un salvataggio. Questo introduce l’elemento strettamente politico. Per Milei, il salvataggio è essenziale per il suo futuro politico. Anche le élites argentine sono favorevoli, in quanto beneficiarie del programma. Ma che dire del Fondo e degli Stati Uniti?

Il Fmi è più facile da capire. È dominato dagli Stati Uniti ed è stato a lungo un bastione neoliberale, contribuendo a diffondere e rafforzare il neoliberismo globale negli ultimi quarant’anni. Questo rende facile sostenere Milei, che è sia sottomesso agli Stati Uniti sia allineato con il neoliberismo estremo.

L’aspetto insolito del momento attuale è l’apertura della complicità del Fondo monetario internazionale, che ha violato i suoi stessi protocolli in modo che lo mettono in futuro a rischio legale. Le impronte della corruzione politica sono presenti in tutto il prestito di 20 miliardi di dollari. In primo luogo, nonostante l’opposizione significativa al prestito all’interno del Comitato esecutivo del Fmi con la motivazione che il prestito non soddisfa gli standard di credito, è stato comunque approvato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati. Sommato ai prestiti preesistenti, oltre il 40% del totale dei prestiti del Fmi sarà destinato all’Argentina, il che mette potenzialmente a rischio la solvibilità finanziaria del Fmi.

In secondo luogo, il nuovo prestito è stato concesso senza le severe condizionalità economiche che sono una parte standard dei pacchetti di prestito del Fmi. Questa assenza non è dovuta al fatto che il Fmi ha cambiato la sua disposizione neoliberale. È perché tali condizionalità avrebbero minato l’economia argentina, compromettendo così lo scopo politico del prestito, che è quello di aiutare Milei a vincere le elezioni.

L’obiettivo nient’affatto politico del prestito del Fmi è evidente nei commenti dell’aprile 2025 del direttore generale del Fmi, Kristalina Georgieva, che ha dichiarato pubblicamente alla riunione annuale di primavera: «Il paese andrà alle elezioni in ottobre ed è molto importante che non facciano deragliare la volontà di cambiamento. Finora non vediamo il rischio di concretizzarsi, ma esorto l’Argentina a mantenere la rotta». Le sue dichiarazioni violano i protocolli fondamentali del Fmi che vietano le interferenze politiche.

 

Gli Stati Uniti e l’interferenza elettorale

La fornitura di assistenza finanziaria da parte degli Stati Uniti non supera i test economici convenzionali e il suo scopo è politico. L’obiettivo è salvare il governo Milei, escludere la Cina e intrappolare l’Argentina con il debito in dollari. Gli Stati Uniti sono intervenuti a favore di Milei perché è ideologicamente favorevole agli Stati Uniti e alle imprese, mentre i suoi rivali sono pragmatici nazionalisti argentini. Credono che le imprese (comprese le multinazionali statunitensi) debbano rispondere allo Stato argentino e sono disposti a trattare con la Cina se ciò va a vantaggio dell’Argentina. Questo è un anatema per Washington DC. Per gli Stati Uniti, Milei è il «nostro uomo» che tratta favorevolmente le multinazionali statunitensi. Il prestito all’Argentina è un’interferenza elettorale. La speranza è che un prestito massiccio possa evitare una crisi finanziaria fino a dopo le elezioni del Congresso di ottobre, salvando così il governo di Milei.

Inizialmente gli Stati Uniti pensavano di poter portare Milei al traguardo con i prestiti del Fmi, della Banca mondiale e della Banca interamericana di sviluppo (Iadb). Tuttavia, ciò si è rivelato insufficiente, costringendo il Tesoro degli Stati Uniti a intervenire direttamente. Tra parentesi, questo processo di prestito del Fmi (e della Banca mondiale e della Iadb) a scopo di interferenza elettorale non è nuovo. La stessa tattica è stata utilizzata nel 2019 per sostenere il presidente Macri, che allora era il candidato favorito dagli Stati Uniti. Il Fmi prestò 40 miliardi di dollari al governo Macri, il prestito più grande nella storia del Fmi. Macri ha perso le elezioni, i 40 miliardi di dollari sono evaporati e l’amministrazione successiva è stata gravata dal relativo onere.

L’animus anticinese che motiva la politica statunitense è evidente nella condizione che l’assistenza degli Stati Uniti sia subordinata alla sostituzione dell’accordo di swap valutario esistente con la Cina con un accordo sostenuto dagli Stati Uniti. L’accordo di swap Cina-Argentina è stato istituito nel 2009. È radicato nella logica commerciale, in quanto i paesi hanno un enorme commercio reciprocamente vantaggioso che coinvolge i manufatti e i prodotti agricoli argentini. Gli Stati Uniti vogliono sabotare questa relazione perché protegge l’Argentina dagli Stati Uniti, riducendo così la presa dei secondi sulla prima. Infine, ci sono suggerimenti di rapporti privati impropri da parte del segretario del Tesoro statunitense Bessent. Si dice che Bessent abbia spinto sia il prestito del Fmi di aprile che la proposta degli Stati Uniti di settembre per salvare il suo socio d’affari di Wall Street Robert Citrone e altri fondi di Wall Street che avevano scommesso in modo speculativo sulle obbligazioni argentine. Quelle scommesse erano fallite a causa delle crescenti difficoltà politiche di Milei. Il salvataggio di Bessent ha alimentato un rimbalzo dei prezzi delle obbligazioni argentine che ha salvato e avvantaggiato Wall Street.

 

La meccanica del saccheggio

La parte più ovvia di questi affari è l’interferenza elettorale e l’intrappolamento del debito in dollari. La parte meno ovvia è la meccanica del saccheggio. Il processo di saccheggio è incentrato sul tasso di cambio sopravvalutato, che rende artificialmente più prezioso il peso. Ciò significa che coloro che hanno un eccesso di pesos (cioè l’élite argentina) possono trarre profitto dalla sopravvalutazione acquistando dollari a un prezzo sovvenzionato. Il conto viene pagato dallo Stato argentino, che vende i dollari presi in prestito e si indebita in dollari. Questo processo è stato utilizzato ripetutamente dai passati governi argentini pro-business e pro-Usa. Questo spiega come il precedente prestito del 2019 del Fmi di 40 miliardi di dollari al presidente Macri sia evaporato senza lasciare traccia.

Il processo è stato messo in mostra dopo il nuovo prestito del FMI. .L’Argentina ha immediatamente sospeso la maggior parte dei controlli sui capitali, consentendo alle imprese e agli individui facoltosi di acquistare dollari sovvenzionati. Il processo è stato messo in mostra anche dopo la dichiarazione di sostegno degli Stati Uniti. L’Argentina ha sospeso temporaneamente l’imposta sulle esportazioni di cereali e soia e si è verificata immediatamente una massiccia ondata di esportazioni. Queste esportazioni sono state esentate dalle tasse, a beneficio dei grandi esportatori agricoli che sostengono Milei. Lo Stato argentino ha perso un’enorme quantità di introiti fiscali sulle esportazioni, che sono fondamentali per le finanze pubbliche argentine. Dati i controlli sui capitali più deboli, queste vendite all’esportazione potrebbero poi essere trasformate in dollari, con un doppio colpo. Gli esportatori agricoli hanno evitato le tasse e hanno acquistato dollari sovvenzionati. Lo Stato argentino ha perso entrate fiscali e si è indebitato in dollari.

Il dollaro sopravvalutato è stato utilizzato anche per saccheggiare la classe media argentina. Queste famiglie accumulano dollari come una forma di fondo per i “giorni di pioggia”. La recessione economica causata dalle politiche di Milei li ha costretti a vendere dollari per far quadrare i conti. Il tasso di cambio sopravvalutato significa che hanno ricevuto meno dollari e che i loro dollari sono stati assorbiti da coloro che hanno un eccesso di pesos. Secondo le modalità appena descritte, questa mossa ha contribuito a un’ulteriore redistribuzione negativa della ricchezza all’interno dell’Argentina.

 

Un “debito odioso”

Il debito odioso, noto anche come debito illegittimo, è una dottrina del diritto internazionale secondo la quale il debito contratto illegittimamente non deve essere rimborsato. Di solito, viene visto attraverso la lente del carattere del mutuatario, ma la frode può essere commessa anche da mutuanti e mutuatari che collaborano. In effetti, è più facile quando lo fanno.

Per garantire un uso corretto del credito, i finanziatori hanno la responsabilità e il dovere legale di assicurarsi che i fondi siano utilizzati correttamente e che i mutuatari siano in grado di rimborsarli. I prestiti del Fmi e degli Stati Uniti non superano questo test fondamentale, rendendoli un debito odioso. I prestiti sono stati fatti esplicitamente per scopi politici piuttosto che commerciali, e non superano i test di affidabilità creditizia appropriati.

Inoltre il prestito del Fmi dell’aprile 2025 ha aggirato una legge argentina del 2021 che richiedeva l’approvazione del Congresso per i prestiti del Fmi. Tale legge è stata approvata esplicitamente per evitare che si ripetesse il saccheggio che si è verificato con il prestito del Fmi del 2019 di 40 miliardi di dollari al presidente Macri. Tuttavia, Milei ha autorizzato i negoziati con un decreto esecutivo che può essere annullato solo da una maggioranza di due terzi in entrambe le camere del Congresso. Il Fmi e gli Stati Uniti sono entrambi consapevoli di questa manovra politica, che li mette ulteriormente sotto accusa.

A questo punto, per fermare l’ulteriore saccheggio e l’intrappolamento del debito in dollari dell’Argentina, l’opposizione politica dovrebbe dichiarare che i nuovi debiti del Fmi e degli Stati Uniti saranno trattati come odiosi e non saranno rimborsati. Anche se la dichiarazione non ha forza giuridica immediata, dovrebbe scoraggiare ulteriori prestiti e delegittimare ulteriormente qualsiasi prestito aggiuntivo che si verifichi.

 

Colonizzazione per debito: quo vadis Argentina?

La storia di Milei è la storia dei presidenti Macri e Menem, solo più crudele. Ognuno di loro ha perseguito politiche neoliberali estreme, basate su un tasso di cambio sopravvalutato, sul prestito estero, sulla compressione della classe operaia, sulla privatizzazione e sulla deregolamentazione. Ciascuno di loro è stato presentato come un “miracolo economico”, ma non è mai stato così. Ogni volta lo Stato argentino è stato dipinto come il problema fondamentale, e ogni volta lo Stato è stato saccheggiato e ulteriormente intrappolato con il debito in dollari, mentre la sua ricchezza veniva trasferita alle élites economiche. E ogni volta, il Fondo monetario internazionale e gli Stati Uniti sono stati i principali sostenitori.

I presidenti Milei, Macri e Menem fanno tutti parte di una storia comune. Questa storia è il saccheggio neoliberale e l’intrappolamento del debito dell’Argentina. L’interferenza elettorale del Fmi e degli Stati Uniti potrebbe ancora garantire la vittoria di Milei. Se ciò accadrà, l’Argentina diventerà una colonia del debito statunitense. Diventerà anche ancora più diseguale, con un neoliberismo estremo radicato. I media mainstream e gli economisti lo descriveranno come un miracolo, ma sarà la miseria per coloro che vivono il miracolo.

 

 

L’articolo di Thomas Palley é antecedente alle elezioni politiche argentine, ma questo non sminuisce la validità delle sue analisi.

La Redazione