di Mario Monforte
«Tanto tonò che piovve», recita un vecchio detto fiorentino. E, a forza di assecondare il grande flusso migratorio (l’accoglienza è quantomeno sgangherata, ma non mancano gli applausi agli arrivi di parte delle forze politiche, delle tendenze socio-culturali e dei media, nonché di Bergoglio), ci siamo arrivati: la pioggia è arrivata. Da una parte, gli immigrati, che solo in parte molto ridotta sono «aventi diritto» (secondo gli stessi dati ufficiali) e che in massima parte finiscono o nell’essere sfruttati in maniera selvaggia, o nel campare nei vari centri e forme d’accoglienza (mentre però vi “fanno borsone” coop ed enti di vario genere), o nel situarsi nell’illegalità e/o microcriminalità diffusa, in un afflusso che continua a crescere, solo un po’ ridotto (da 180.000 a 120.000) dalle «misure Minniti» (il quale, comunque, è già perciò pesantemente attaccato da non pochi “progressisti” e “sinistri”), senza contare gli «sbarchi fantasma» sulle coste sicule. Dall’altra parte, la popolazione autoctona (sperando che anche questo termine non cada sotto la mannaia delle accuse «politicamente corrette» di xenofobia, reazionarismo, razzismo, fascismo, ecc.), segmentata nel “ventaglio” di posizioni e attitudini che va dal “ma sí, va be’, però non esageriamo” al “sí, però non nel mio giardino”, al “si deve fare qualcosa, c’è gran degrado”, fino all’“ora sono davvero troppi” e “ma basta, non se ne può piú”, e altre simili variazioni del tema. E questo, anche e soprattutto perché l’afflusso e stanziamento dei migranti si colloca nel dissesto in pieno atto (al di là delle chiacchiere di governo e parte dell’oligarchia dominante) dell’assetto politico, economico, sociale, culturale, civile, del complesso del nostro paese e della nostra popolazione, con in prima fila proprio i lavoratori e le classi subalterne.
Intanto, tutti o quasi (politici, “esperti” e media), credendo di dire chissacché con sguardo tanto saputo quanto perso nel vuoto, chiamano il flusso-stanziamento degli immigrati «fenomeno epocale» (e ci si può opporre a un «fenomeno epocale»? Cioè a un qualcosa come le librazioni dell’asse terrestre, o la deriva dei continenti, o le glaciazioni, o, per venire alle cose antropiche, agli spostamenti di gruppi umani nomadi o seminomadi dalla preistoria agli albori della storia, e anche in seguito); del resto, cosí viene definita anche la fase del capitalismo detta «globalizzazione»: «fenomeno epocale» in atto, irreversibile. Ma, come la stessa «globalizzazione», non lo è per niente. Va ripetuto ancora una volta (dato che nel mainstream ufficiale non vi fa neanche un accenno di sfuggita): è stato provocato (e ben previsto dagli esponenti delle potenze politico-statuali ed economico-capitalistiche, con corteggio di economisti ed “esperti” vari, fin dagli anni novanta del Novecento) in quanto una delle ricadute della «globalizzazione» (con i suoi «organismi» preposti, come Ue e sua moneta, e Nato sottesa), che ha portato alla guerra economica mondiale intrecciata al seguito di guerre guerreggiate, con devastazione e desertificazione di intere aree e paesi, su cui si è inserito il business del «microcredito» («maxi» su scala di massa) all’emigrazione e l’azione di organizzazioni criminali (spesso vicine a quelle islamiche o islamiche esse stesse), con il condimento delle comunicazioni internet, che mostrano i «paesi avanzati», europei in particolare, l’Italia nello specifico, come «regno del bengodi», aperto e accogliente: basta arrivarci, anche rischiando la pelle (e perdendola, come spesso è successo e succede).
Ma quelli dei potenti sono, come al solito, i classici «conti senza l’oste»: la fase del capitalismo detta «globalizzazione» è sempre piú ingestibile, e gli organismi» preposti, come l’Ue/euro, danno segni di sgretolamento di fronte alle reattività delle popolazioni autoctone, nonché di parte delle stesse oligarchie dominanti, volte a trovare un altro assetto. E poiché il complesso politico-culturale (culturale da intendere in senso molto debole) denominato sinistra si è “schiacciato” in un suo interno “ventaglio”, che va dall’assenso esplicito all’assenso sotteso, fino all’assenso nei fatti, magari coperto da critiche e sdegni su questa fase del capitalismo, quindi su Ue/euro (e Nato sottesa), dunque sulle sue ricadute, compreso l’enorme flusso migratorio … ebbene, l’utilizzo di contraddizioni conseguenti e reattività seguenti degli autoctoni va “a destra”. Compresa la destra piú “estrema”, ossia facinorosa, delinquenziale, criminale.
E cosí la pioggia è diventata battente: al crimine atroce (la ragazza fatta a pezzi e buttata via in due valige) di cui non è ancora chiaro se si sia macchiato un immigrato, «irregolare» e, come i tanti, situato nel giro dello spaccio (e va compreso se la ragazza è stata uccisa e da chi, chi l’ha dissezionata, la presenza o meno di complici), è corrisposto il crimine di un nazifascista (che è andato sparando a caso su immigrati «di colore»: pare undici, ma non tutti rivoltisi al 118, sempre per questioni di clandestinità, o altro …). Com’è evidente, si tratta di ambedue “casi estremi” di e da pazzi. Tuttavia, vanno individuati per ciò che sono: punte dell’iceberg di una situazione disastrosa, che affonda nel disastro. E non se ne fermerà l’assunzione “a destra” (si vedano a Macerata le dichiarazioni di solidarietà al neonazista), che, se da parte della destra “ufficiale”, secondo programmi e dichiarazioni, va dal più “morbido” a toni piú trucidi, ma certo non volta al cuore della “cosa” – non c’è un attacco chiaro, deciso e condiviso da tutte le componenti, alla «globalizzazione» e suoi «organismi» -, non mancano né mancheranno strumentalizzazione e manifestazioni dei gruppi fascio-nazisti. Né mancano né mancheranno gli appelli alla mobilitazione contro “il rinascente fascismo”, le manifestazioni anti-fascio-nazisti (con inevitabili scontri), i rimandi a “sostenere la sinistra contro la destra”. Ma non si arresteranno le reattività autoctone, gridando, come si fa a/da sinistra, che “è colpa di Salvini”: come se tali e crescenti reattività dipendessero e derivassero da chi le coglie e le utilizza politicamente, e bastasse non parlarne, e fosse sufficiente affermare che si va per il meglio, per eliminarle.
La pioggia si accresce e, senza giusta comprensione della realtà e adeguata adozione di misure necessarie (anche se non piacciono a “progressisti” e “sinistri”, ossia a liberali e liberali estremi), diventerà infine torrenziale.