di Rino Genovese
Mi tocca prendere la parola per “fatto personale”, come si dice, e la cosa mi riesce piuttosto dura. Leggo sul numero di luglio della rivista un articolo di apertura in corsivo, firmato semplicemente Il Ponte, che è un piccolo catalogo poco ragionato di tutte le sciocchezze grilline, neoqualunquistiche o neoperoniste (fate voi a piacere), che girano sul conto dell’Unione europea. Il titolo è un programma, Fuori dall’Europa. Per andare dove? Si prende spunto dalla recente uscita della Gran Bretagna dalla Unione europea – con un referendum voluto dai conservatori, passato solo per una reazione di chiusura e di paura nei confronti del flusso di migranti, e che, all’atto pratico, darà solo la stura a un nuovo accordo rinegoziato al ribasso – per prospettare come positivo uno sgretolamento della pur difettosa costruzione europea, che a mio avviso, invece, sarebbe un regresso storico e darebbe corda a tutti i nazionalismi e localismi xenofobi: una situazione di cui si gioverebbero le destre, anche estreme, non certo i movimenti e le formazioni politiche che in questi anni, dalla Spagna alla Grecia (purtroppo non in Italia, dove si è affermata una nebulosa neoqualunquistica), si sono battuti contro l’Europa dell’ingiustizia sociale. Resta vero che, quando si è imbottigliati, l’unica è tentare di andare avanti, non fare marcia indietro: fuor di metafora, poiché gli Stati nazionali sono pressoché un residuo del passato, si tratterebbe di avanzare verso una maggiore integrazione europea, che sarebbe se non altro un terreno di lotta più avanzato.
L’articolo che ha suscitato la mia irritazione è stato composto nell’ambito della direzione-redazione della rivista – di cui faccio parte – del tutto a mia insaputa: non si è ritenuto di darmene comunicazione preventiva. Un pezzo del genere sarebbe potuto uscire a firma dei suoi estensori, e non avrebbe creato troppi problemi, tutt’al più una mia replica, essendo Il Ponte una rivista di dibattito in cui da sempre coesistono opinioni diverse. Così non è stato: perciò non mi resta che comunicare al direttore, Marcello Rossi, la mia decisione di dimettermi dalla direzione-redazione della rivista.