Costituente della sinistradi Fabio Vander

Su «il manifesto» del 13 novembre Alberto Asor Rosa ha scritto con la consueta lucidità: «un’opposizione sindacal-sociale senza un’opposizione politica è un’opposizione monca, indebolita proprio sul terreno, quello parlamentar-governativo, sul quale nei prossimi mesi accadranno cose decisive (la legge elettorale e, massimo dei massimi, l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica)».

Appunto, mentre Renzi avverte le prime difficoltà di fondo, economiche e politiche, è necessario, urgente, che la sinistra si muova. Non basta l’opposizione “sindacal-sociale”, pure indispensabile, occorre osare il passaggio politico. Il passaggio al partito politico della sinistra. Per avere un soggetto che agisce sul piano sociale, di massa e di base e però anche sul piano “parlamentar-governativo”, cioè politico in senso eminente.

Asor Rosa inizialmente la mette così: è «arrivato il momento di ridare vita a una Camera di consultazione della sinistra», una sua vecchia idea che qualche anno fa non ebbe in verità grande successo. Perché? A mio avviso perché saltava il punto decisivo e difficile, proprio quello della costituzione del partito. “Consultarsi” non basta. Tanto più oggi. Con il deserto di sinistra che ci circonda e con il Renzi che fa la politica che fa. Asor Rosa si rende oggi conto del problema, tanto che dopo la proposta incidentale della “Camera di consultazione”, si domanda: «oppure esistono le condizioni per convocare, più ambiziosamente (e forse prematuramente), una vera e propria Costituente della sinistra?».

Personalmente non ho dubbi che la soluzione giusta sia la seconda. La Costituente. Proprio perché l’opposizione sociale da sola non basta e non possiamo più permetterci, qui e ora, una “opposizione monca”.

Ma c’è da segnalare anche l’editoriale di Norma Rangeri su «il manifesto» di martedì 18 novembre. In esso si dicono alcune cose chiare e nette sulle quali conviene concentrare l’attenzione: 1) alla sinistra italiana «serve un cambio di passo politico e culturale», cioè bisogna muoversi, sbrigarsi, non lasciare che le cose si incancreniscano ancora di più; 2) sbrigarsi a fare cosa? A costruire una «sinistra forte e unita»; 3) segnatamente la Rangeri pone il problema di un nuovo partito della sinistra, tanto che fatti gli esempi greci e spagnoli (aggiungerei la Linke) si domanda: «perché questo cambiamento non avviene nella sinistra radicale italiana?». Ecco la domanda che ci interroga tutti. Sinistra organizzata e non, chiamati a muoverci, a mettere da parte conservatorismi, pigrizie e viscosità partitiche.

Ma su «il manifesto» del 18 novembre c’era anche qualcosa d’altro e di interessante. C’era l’intervista a Massimiliano Smeriglio, uno dei leader nazionali di Sel che, sorprendentemente, metteva Sel «a disposizione» di un progetto «di scioglimento e ripartenza». È la prima volta che il gruppo dirigente di Sel (e la sua parte meno dinamica) usa parole del genere. Tanto che a precisa domanda: «potreste sciogliere Sel?», Smeriglio risponde: «anche».

Il tema dunque è all’ordine del giorno. Sciogliersi per ripartire. Se tutti sapranno cogliere i segni dei tempi, finalmente qualche cosa comincerà a cambiare davvero a sinistra del Pd. Del resto anche in Rifondazione c’è fermento (penso all’area Grassi). E la stessa Lista Tsipras asseconderà la sua vocazione migliore se si dimostrerà attiva nella costruzione del partito. Ma soprattutto, inutile dire, c’è l’opposizione sociale, ci sono la Cgil e la Fiom, c’è stata la manifestazione del 25 ottobre. Le potenzialità sono enormi. Occorre ora che la politica faccia il suo mestiere.

Esattamente quello che diceva Asor Rosa e cioè che non basta «un’opposizione sindacal-sociale», ma bisogna trasformarla in progetto e organizzazione politica.

I tre interventi di Asor Rosa, Rangeri e Smeriglio “fanno sistema”: partono dalle stesse analisi, per giungere a conclusioni simili. Accade di rado a sinistra. Vuol dire che la situazione è davvero grave. E i tempi maturi. Certo, bisogna evitare operazioni di corto respiro, del tipo aspettare che Civati esca dal Pd, per fare la somma di fuoriusciti Pd e resti di Sel (sorta di replica della scissione di Migliore, che da SEL è andato al Pd). La soluzione è la Costituente. Occorre lanciarla e sostenerla con forza.