Vendola e la crisi della sinistradi Fabio Vander

Nichi Vendola ha lasciato filtrare la notizia, ripresa con evidenza da «la Repubblica», di un suo abbandono della scena politica (con relativo trasferimento in Canada) dopo la conclusione del suo secondo mandato di presidente della Puglia.

Era ora ed è un atto dovuto. Lo scriviamo proprio nel numero di luglio del «Ponte». Vendola non può fare altrimenti, dopo il disastro di una Sel ormai disintegratasi, con un partito fuori controllo, preda di pulsioni opportunistiche e dissolventi, con il Gruppo della Camera praticamente scomparso. È l’ora delle responsabilità e l’intero gruppo dirigente di Sel, quello sopravvissuto, deve prendersele.

Potrà esservi futuro per la sinistra italiana solo senza Sel e dopo Sel. Di tempo se ne è perso sin troppo. Almeno dal 2007, quando si è mancata l’occasione per la costruzione di una vera sinistra italiana, autonoma, socialista, organizzata e alternativa al progetto del Pd. Ingrao ce lo disse alla nuova Fiera di Roma giusto nel 2007: «sbrigatevi a fare il nuovo partito della sinistra!». E infatti…

La dissoluzione di Sel e l’ipertrofizzarsi del partito di Renzi sono il risultato inevitabile di quegli errori strategici, ma anche dell’insipienza politica e culturale, dell’intero “gruppo dirigente” della sinistra italiana degli ultimi anni.

È necessario un rilancio strategico. L’occasione è questa. Occorre superare l’improvvisata lista Tsipras nella direzione di un nuovo progetto della sinistra. Di un nuovo partito della sinistra. Di un nuovo centrosinistra in cui il Pd sia chiamato a fare i conti con un pungolo da sinistra. Fatto di idee, progetti, lotte, un personale politico credibile. Il contrario di quanto suggerito sciaguratamente da Guido Viale su «il manifesto», che chiede nuove idee di sinistra, ma senza organizzazione, né partito. Questa scissione fra programma e partito è esiziale. Non abbiamo bisogno di un vendolismo senza Vendola. Ci mancherebbe. A Fabio Mussi, che invece dice che a sinistra non dobbiamo «far mucchio e basta», obietterei che un nuovo progetto politico è il contrario del “fare mucchio”. “Mucchio” ha fatto Sel in questi anni, riunendo un pezzo di ceto politico in attesa solo di farsi rieleggere in Parlamento per contrattare poi l’entrata nel Pd. Mussi sul piano personale è disinteressato, ma vale anche per lui la regola: «dimmi con chi vai e ti dirò chi sei». E il pezzo di gruppo dirigente proveniente da Sinistra democratica non ha fatto nulla in questi anni per contrastare l’egemonia di Vendola e dei provenienti da Rifondazione. Un fallimento nel fallimento.

Aria nuova dunque, idee nuove, gente nuova.