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Un'altra Europa

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Un’altra Europa
a cura di Ernesto Screpanti

Il Ponte numero 5-6 maggio-giugno 2017

Ernesto Screpanti, Un’altra Europa è impossibile ma necessaria
Franco Russo, La costruzione oligarchica dell’Unione europea
Claudio De Fiores, Limiti e aporie del «processo costituente europeo»
Marco Baldassari, Diego Melegari, Stefano Zai, L’Europa resiliente: plasticità e irriformabilità della governance
Maurizio Zenezini, L’Europa e l’illusione della competitività
Costas Lapavitsas, Theodore Mariolis, Constantinos Gavrielidis, Il fallimento dell’Eurozona e il ruolo delle politiche tedesche
Luciano Vasapollo, Dall’Unione europea all’Alba mediterranea dell’internazionalismo dei lavoratori
Leonardo Mazzei, Quelli che… ormai è troppo tardi
Giorgio Cremaschi, Rottura con euro, Unione europea e Nato
Alessandro De Luca, L’Ue di oggi e l’ex Jugoslavia di ieri: una pericolosa dinamica comune?
Mario Monforte, Per fuoriuscire dall’Unione antieuropea

SKU: 050062017

Mai come oggi, dalla fine della Seconda guerra mondiale, sono stati così forti in Europa le rivalità tribali e i sentimenti nazionalisti e xenofobi. E questo va annoverato come uno dei successi dell’Unione europea. Non parliamo poi della risorta vocazione guerrafondaia che ha portato l’Ue ad alimentare i conflitti in Libia, in Siria e in Ucraina e prima ancora, quando l’Unione era in preparazione, a favorire l’esplosione di devastanti guerre civili nella ex Jugoslavia.

Un’altra serie di successi ha investito la sfera economico-sociale, con l’aumento della disoccupazione, della povertà, della disuguaglianza; il degrado delle condizioni di lavoro, la riduzione dei diritti dei lavoratori, l’aumento del precariato, la proletarizzazione dei ceti medi; il decadimento della sanità, della scuola, della previdenza; l’aumento dell’incertezza finanziaria con la messa a rischio dei risparmi delle famiglie per opera di un settore bancario sempre più vocato alla profittabilità predatoria.

E quel processo di convergenza delle economie nazionali, che i padrigni fondatori postulavano come uno dei più importanti effetti che avrebbe avuto l’Unione, si è invece rivelato essere proprio l’opposto, con le economie del Nord Europa che crescono a ritmi più elevati della media, essendo trainate da massicci surplus commerciali, e quelle del Sud che crescono a ritmi inferiori alla media e tassi di disoccupazione superiori, debiti pubblici elevati e in aumento, bilance commerciali in deficit fino a poco fa (ora tendono al surplus a causa della svalutazione dell’Euro) e con economie in lenta e prolungata deindustrializzazione. Non parliamo del tasso di sviluppo del Pil medio di tutta l’Eurozona, che secondo le previsioni dei pugilatori a pagamento avrebbe dovuto aumentare rispetto a quello asfittico degli anni novanta e invece è diminuito.

Poi c’è l’affossamento della democrazia, una tendenza già avviata negli anni novanta con la globalizzazione, ma che l’Unione europea ha accelerato e approfondito. L’ha fatto attivando un processo di costituzionalizzazione dei trattati che sta portando al graduale svuotamento delle costituzioni nazionali senza il consenso popolare (visto che tutte le volte che sono stati chiamati a sancire i trattati o le riforme (anti)costituzionali i popoli europei non si sono lasciati abbindolare). E l’ha fatto costruendo un mostruoso apparato buro-banco-cratico che si è arrogato poteri politici tali da riuscire a condizionare in modo decisivo le politiche dei governi nazionali.

 

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